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Villa Mondragone

Via Frascati, 51 - vedi mappa
catering Villa Mondragone

L’Università degli Studi di Roma Tor Vergata ha acquisito Villa Mondragone, con una rilevante parte del suo originario fondo, nel 1981 e ha dimostrato fin dall’inizio la volontà di valorizzare le considerevoli potenzialità storico-artistico-architettoniche della vasta fabbrica. Gli inziali concreti interventi di restauro stanno a indicare quale attenzione venga rivolta a quello che certamente è uno dei più prestigiosi edifici di proprietà di un’università statale.

Villa Mondragone, centro di rilevanza internazionale, testimonia con forza l’immagine di ricerca dell’Ateneo e la sua determinante presenza in un territorio così ricco di strutture scientifiche e culturali. La secolare tradizione storica, infatti, ne fa non soltanto uno dei principali monumenti dell’Area Tuscolana, ma anche una struttura da sempre vocata alle relazioni a grande distanza, relazioni spesso di assoluta avanguardia, che l’hanno vista teatro privilegiato già dai tempi del cannocchiale di Galileo Galilei, per arrivare ai più recenti esperimenti di Guglielmo Marconi, che realizzò nella Villa le sue prime prove di radiocomunicazione aprendo l’era delle comunicazioni a microonde sulla terraferma.

LA VILLA
Generalmente, del Complesso delle Ville Tuscolane vengono analizzati e valorizzati, nella letteratura scientifica, i molteplici caratteri accomunanti che contraddistinguono questo gruppo di dodici monumentali fabbriche rinascimentali edificate sulle alture del Vulcano Laziale a sud-est di Roma (per la maggior parte sui resti di preesistenti impianti d’epoca romana). Di tale insieme, formatosi per la residenza estiva della corte pontificia e dei potentati economici ad essa legati, vengono spesso sottolineate le (comuni) componenti storico-culturali, oltre che artistiche, architettoniche e paesistiche. Senza voler negare l’importanza delle citate caratteristiche ricorrenti nei diversi organismi del gruppo, si intende qui dedicare specifica attenzione ad una fra le più illustri di queste storiche dimore, Villa Mondragone, in relazione ad un particolare aspetto che ne ha cadenzato – in un certo senso specificamente – l’esistenza, correlandola, ora occasionalmente ora con continuità, agli effetti ed alla storia del sapere scientifico. Il maestoso edificio di Mondragone ha, infatti, sempre avuto – fin quasi dalla sua fondazione – un sinergico rapporto con le scienze, la tecnologia, il sapere e la sua divulgazione.

LA STORIA
Il 1600 e l'influenza Altemps con l'esperimento Galileano Già, nel 1611, ovvero sin dalla fase di proprietà Altemps – relativa al nucleo originario della Villa, il Casino fatto erigere dal cardinale Marco Sitico Altemps – Mondragone, era stato scelto come riferimento visivo per essere osservato da Roma in una dimostrazione guidata da Galileo Galilei, con un nuovo strumento da lui perfezionato: il cannocchiale. L’esperimento – che contribuì ad aprire allo scienziato le porte dell’Accademia dei Lincei, allora da poco fondata – permise di provare le potenzialità della nuova apparecchiatura che, dal Gianicolo, consentì la visione anche di dettagli architettonico-costruttivi della fabbrica sul Tuscolano. Una certa “consuetudine” doveva certamente essere manifesta tra l’entourage dell’Accademia dei Lincei – la – “prima accademia scientifica europea” – ed il Casato Altemps, con i suoi poli immobiliari in Roma e nel Tuscolano. Il fondatore dell’Accademia e a lungo suo capo carismatico, Federico Cesi detto il Linceo, era infatti cognato del duca Giovanni Angelo Altemps, proprietario del Casino. Anche questi, erudito e bibliofilo, è ricordato per la sua marcata attrazione verso la conoscenza, nell’accezione più vasta del termine. Egli, infatti, riuscì ad occuparsi di numerosi settori culturali, non esclusi quelli scientifici (spesso è ricordato il carteggio che scambiò proprio con il Galilei, a cui chiese, tra l’altro, di costruirgli un “telescopio”); forte di una cospicua floridità economica, costituì inoltre una fra le più ricche biblioteche dell’epoca, capace di duemila manoscritti e dodicimila volumi a stampa, caratterizzati da una particolare rilegatura in cuoio e legno di cipresso denominata “rilegatura altempsiana”. Come non ricordare, andando più a ritroso, lo “sconvolgimento” cinquecentesco del Calendario Giuliano, quasi certamente riconducibile ancora a Mondragone, come fanno ritenere i dati nei diari pontifici e la localizzazione “datum Tusculi” della rivoluzionaria Bolla Inter gravissimas pastoralis officii nostri curas, promulgata nel 1582 da Gregorio XIII (Ugo Boncompagni, 1572 – 155) e scaturita da complicati calcoli ed osservazioni astronomiche.

Il 1600 e l'influenza di Scipione Caffarelli Borghese
Già all’epoca dell’espansione borghesiana della fabbrica, promossa nella seconda decade del XVII secolo da Scipione Caffarelli Borghese, cardinal nepote di Paolo V (Camillo Borghese, 1605 – 1621), essa offrì agli ingegneri-architetti idraulici dell’epoca, ulteriore occasione per sfoggiare la loro maestria: le descrizioni che il Deseine e il de Brosses hanno tratteggiato degli effetti, dei giochi (e scherzi) d’acqua della Fontana della Girandola – i più spettacolari, forse, tra quelli allora presenti nelle diverse ville sul Tuscolano del patriziato romano – ne danno un efficace e gustoso ritratto, sintomatico dell’efficienza tecnologica raggiunta nell’età del Barocco e qui applicata.

Il 1800 - I Gesuiti e la costruzione del Nobile Collegio Mondragone
Ma il periodo in cui fu massimo il connubio tra la fabbrica, la scienza e la “conoscenza”, fu certamente quello – relativamente recente – legato al Nobile Collegio Mondragone che i Gesuiti tennero nella Villa per quasi un secolo (1865 – 1953). Sin dall’inizio, infatti, questa struttura educativa si configurò come una di quelle che oggi chiameremmo scuole d’eccellenza; furono, infatti, pionieristicamente avviati, nell’ambito della missione formativa dei Gesuiti (già rigorosa e, da più parti, lodata in relazione agli studi umanistici) Gabinetti di Chimica, Fisica, Scienze naturali, Laboratori scientifici. Fu inoltre allestito, fin dal 1868, l’Osservatorio Meteorologico Tuscolano: in particolare quest’ultimo – originato dall’intuizione di un luminare dell’astronomia come Angelo Secchi – costituì un’attrezzata ed importante stazione che fu, per lunghi anni, di riferimento nella rete degli Osservatori ufficiali relativa all’Italia centrale

Il 1900: Guglielmo Marconi e le nuove tecniche di trasmissione
Data la sua particolare posizione, il sito di Villa Mondragone fu prescelto, sempre durante il periodo del Collegio tenutovi dai Gesuiti, anche come sede per compiere varie esperienze e test di nuove tecniche di trasmissione, tra le quali spicca quella curata da Guglielmo Marconi nel 1932, relativa alla prima prova di collegamento su terra in radiotrasmissione con utilizzo di onde ultracorte (antesignana delle moderne comunicazioni a microonde ed onde millimetriche).

LA BIBLIOTECA
Villa Mondragone ha avuto sin dalla sua fondazione un’intensa relazione con le scienze, la tecnologia e il sapere. Nel 1595 la villa venne ereditata da Gian Angelo Altemps, uomo colto e dedito allo studio che vi realizzò un’importante biblioteca, arricchendo la sua collezione privata con l’acquisto di altri testi e della biblioteca del cardinale Ascanio Colonna. I numerosi volumi qui raccolti furono di grande aiuto al cardinale Cesare Baronio nella realizzazione della monumentale opera storica intitolata «Storia della Chiesa». Nel 1865 Villa Mondragone divenne sede di un convitto dei Padri Gesuiti, che la acquistarono nel 1896. Dopo l’unificazione d’Italia del 1870 e dopo l’approvazione della legge 19 giugno 1873 buona parte del fondo della Biblioteca del Collegio Romano fu trasferito a villa Mondragone per evitare la confisca da parte dello Stato Italiano dei beni della comunità dei Gesuiti. Il Padre Generale dei Gesuiti dell’epoca, Petrus Beckx riuscì a conservare una parte importante di questa raccolta etichettando i libri con la dicitura “dalla biblioteca privata di P. Beckx” e rimuovendoli da Roma. La scelta di Villa Mondragone come luogo per custodire i manoscritti venne determinata dal fatto che questa era di proprietà di una delle più grandi famiglie nobili in Italia, i Borghese e per questo occupata dal collegio della nobiltà italiana. Nel 1912 venne scoperto nella biblioteca il codice Voynich, antico manoscritto (in origine costituito da 116 fogli) databile al XIV secolo e fino ad oggi ancora indecifrato. Il manoscritto deve il suo nome e la sua fama a Wilfrid Voynich, un mercante statunitense di libri rari, che lo acquistò dai gesuiti, insieme ad altri trenta volumi, messi in vendita dall’Ordine per ricavare fondi utili al restauro della villa. E’ attualmente conservato presso la Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale. Secondo le poche notizie rintracciate da alcuni studiosi, i libri della biblioteca, nel corso degli anni, sarebbero stati trasferiti in parte nella biblioteca della Pontificia Università Gregoriana in parte nella Biblioteca Apostolica Vaticana e anche nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Nel 1981 la Villa viene acquistata dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e negli anni successivi la biblioteca rinascerà conservando nuovi fondi librari eccellenti riguardanti il Lazio, i Castelli Romani e la storia della tradizione letteraria italiana.



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